Lettori fissi

24 ottobre 2021

Le parole strane della grafologia: i gradi


Nel post precedente ho accennato ad una particolarità della grafologia morettiana che merita di essere specificata, perché la menzionerò spesso. 

Il grafologo, dopo aver fatto un'analisi globale "da lontano" dello scritto, passa attraverso un lavoro più schematico e preciso che si divide il 3 step: 

👉nella prima fase rileva i segni e poi, considerati quelli più significativi, passa ad
👉una seconda fase, dove essi vengono combinati tra loro
👉nella terza fase si generano una serie di riflessioni che portano a delineare il profilo grafologico della persona 

La restituzione è la conclusione del lavoro e viene data in maniera orale o scritta, a seconda di quanto richiede il committente.

Come funziona nel concreto l'attribuzione del grado?
L'attribuzione del grado rientra esclusivamente nella prima fase

E' un lavoro preciso, talvolta noioso, ma terribilmente necessario. Si svolge spesso con la lente d'ingrandimento, talvolta con il goniometro e il righello. 
C'è chi lavora molto anche con scansioni e ingrandimenti: i computer sono molto utili per vedere certe sfumature, ma si rischia di sconfinare in un approfondimento di dettagli superflui, a meno che non si stia facendo una perizia grafico-giudiziaria.

Nella rilevazione di questi segni (nel post precedente ho parlato del segno Staccata) si attribuisce un grado su base decimale, quindi una specie di "voto" che va da 1 a 10. Salvo alcuni segni, il cui valore anche minimo è da tenere in considerazione, la maggior parte di essi viene considerata solo se di grado medio o alto. Il grado medio corrisponde a 5, mentre un grado alto a 7 o più. I segni rilevati in grado basso, vengono tenuti da conto, ma per delineare sfumature, dove necessario.
A scuola di grafologia ci hanno insegnato ad attribuire questi numeri con estrema precisione, poiché una didattica seria deve seguire questo iter.
Col tempo e l'esperienza si abbandona questa pratica perché si fa "l'occhio", ma l'occhio va giustamente addestrato.
Ho sempre odiato la cavillosità di questo passaggio perché la scrittura varia nel corso della giornata, dei periodi che si stanno vivendo e della vita in generale. Una valutazione fatta in decimi penso cristallizzi la persona, ma la persona è vivente e mutevole, entro certi parametri. Ed è per questo che mi arrabbio tanto quando mi schiaffano sotto al naso una firma e mi chiedono di parlarne come se fossi una veggente. 👿

Il grafologo esperto tende a prendere in considerazione questi segni limitandosi a dire "sotto media", "nella media" o "sopra media". La differenza di attribuzione di 3/10 o 4/10 non è veramente sostanziale nell'analisi complessiva della grafia, perché c'è sempre della flessibilità e della variabilità da tenere in considerazione, soprattutto con quanto osservato nell'analisi globale preliminare.

Questo discorso per dire che la scrittura viene "misurata" in qualche modo, ma, per quanto si cerchi di essere precisi e matematici nel conteggio dei gradi di un segno, non si è mai davvero precisi perché la persona non è sempre uguale a se stessa.

Personalmente ho lasciato da parte i numeri tempo fa perché li trovo "freddi", asettici, insomma poco tridimensionali per descrivere tutte le sfaccettature della persona. Attribuire un grado preciso al segno, trovo che faccia perdere poesia a questo mestiere, ma didatticamente, per chi sta imparando, è importante.
I gradi trovo siano un limite della grafologia perché dal punto di vista umano, sono poco duttili, mentre dal punto di vista scientifico non sono abbastanza precisi per restituire un'analisi veramente oggettiva. 

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

Un grafosaluto da

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10 ottobre 2021

Categoria della continuità grafica: i segni ATTACCATA e STACCATA

In questo post introduco uno degli argomenti più specifici che potrai trovare nel blog, ovvero il segno grafologico. Padre Moretti con l'aiuto di Padre Lamberto Torbidoni, ha individuato circa ottanta di segni con i quali i grafologi possono studiare e definire una scrittura. 

Con la descrizione del segno si scende più in profondità rispetto al discorso che ho strutturato parlando delle categorie nei post "Cosa osserva il grafologo" PARTE 1PARTE 2 e PARTE 3 e prossimamente continuerò a spiegare attraverso immagini esemplificative, categoria per categoria, quello che bisogna osservare. 

Oggi vi presento un segno che fa parte della categoria della continuità grafica, ovvero quanto le lettere vengono collegate le une alle altre all'interno di una parola. E' il segno Staccata, argomento in forte correlazione rispetto allo script di cui ho parlato in questo post: Corsivo per crescere. Il suo segno opposto è il segno Attaccata. Parlo di segno opposto perché sono complementari nella misurazione. Ad esempio, se attribuisco 7/10 di Attaccata ad una scrittura, necessariamente il segno Staccata sarà di 3/10.

Cosa si deve osservare? Vediamolo insieme con un paio di esempi. In questa immagine abbiamo una scrittura spiccatamente Attaccata.


In sostanza viene osservato attentamente quante volte viene sollevata la penna per scrivere le varie lettere di una parola. 

Ti mostro un ingrandimento: la parola in questione è "preso" (seconda riga dal basso, verso fine rigo). Come si può notare non viene mai staccata la penna. Il contesto della scrittura sostiene il segno in alto grado ed è rafforzato da un ritmo decisamente vibrante.

In generale non vengono mai considerati gli stacchi dopo le "i" e le "t" perché sono lettere che hanno uno stacco obbligato. Vengono considerati solo se in una parola molto breve, come ad esempio l'articolo "il", le due lettere vengono separate.

Il significato di Attaccata indica continuità nei processi mentali, linearità di pensiero, consequenzialità, sintesi.

Questa scrittura, invece, presenta un grado molto alto di Staccata e credo non abbia bisogno di molte spiegazioni. Si nota con chiarezza che raramente lo scrivente collega una lettera all'altra.

Il significato di Staccata è: prevalenza di intelligenza intuitivo-analitica, analisi attenta e settorializzata, attenzione, predisposizione per la ricerca. 

Questa categoria grafica studia come la persona si relaziona con se stessa ed esternamente, con le altre persone. Più una scrittura è "rotta" (Staccata), meno la persona riuscirà agilmente e spontaneamente a relazionarsi con l'altro. E' un segno del vissuto, infatti solitamente non si nasce con Staccata, ma può essere acquisito nel tempo a causa di un passato particolarmente doloroso nelle relazioni interpersonali.

Vorrei farti capire come funzionano i segni. Non esiste un segno "buono" e uno "cattivo", ma una continua ricerca di equilibrio. Gli eccessi, ovvero i segni rilevati in alto grado, sono spesso indice di qualche difficoltà da parte della persona, ma questo non la rende di valore inferiore ad un'altra.

Per concludere vorrei esprimere il mio parere contrario sull'insegnamento dello script a scuola perché è una scrittura spezzata, discontinua, difficile e antieconomica dal punto di vista della fisiologia del gesto grafico e poi, considerato quanto detto poc'anzi, è sufficiente la vita nel metterci alla prova, senza imporre la "rottura" ancor prima di iniziare a capire come funziona veramente un legame.

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

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03 ottobre 2021

Le parole strane della grafologia: zona grafica


Oggi ti parlo di un elemento basilare della Grafologia e dell'osservazione della grafia: la zona grafica. Ovviamente, quando citerò delle lettere, il carattere di riferimento a cui pensare è il corsivo.

Fonte: "L'indagine grafologica e il metodo morettiano" Nazzareno Palaferri

😏Tutte le lettere poggiano sul rigo di base, sia esso reale o immaginario, non fa differenza e costituisce lo snodo principale delle zone grafiche poiché coincide con la parte inferiore di quella che viene definita "zona mediana". 
La parte superiore della zona mediana è quella che coincide con l'altezza di tutte quelle lettere che non hanno un prolungamento come le vocali: "a", "e", "o", "u", oppure consonanti come "n", "m", "s", "r", "c", "v" e la "z", a seconda del modello calligrafico a cui ci si rifà. Anche la "i" è considerata una lettera di questa "categoria" perché il corpo vero e proprio della lettera è strettamente legato all'occupazione di questo spazio. Il puntino rientra nei gesti fuggitivi, infatti viene spesso osservato come uno dei tanti punti di riferimento nella valutazione del ritmo di scrittura.
La zona mediana è molto importante perché è una di quelle più considerate nelle categorie grafologiche: prima tra tutte quella del calibro, poi nello studio delle larghezze e degli angoli. I segni che ho appena citato hanno in comune l'osservazione delle lettere della zona media.

😏 La zona superiore è quella tipica delle lettere con asola come le "l", le "h", la "b", ma anche quelle senza asola come la "t" o la "d" che addirittura interpella sia la zona mediana con l'ovale, che la zona superiore con l'allungo dell'asta.

😏 La zona inferiore vede protagoniste invece le lettere che dal rigo di base hanno l'allungo verso il basso e la necessaria compartecipazione della zona mediana. Le lettere in questione sono: "g", "q", "p", "y".

L'unica lettera che occupa tutte e tre le zone è la "f". 

Dopo questa descrizione tecnica, probabilmente ti starai chiedendo perché parlare delle zone grafiche fosse così importante, anche in relazione allo script e, soprattutto: che significati hanno le zone grafiche?

📌Partiamo dalla zona più importante, la zona mediana: è la zona del presente e del "qui ed ora". Assieme al Largo tra Parole, che dev'essere bilanciato con le altre larghezze per essere sintomo di serena introspezione, anche la zona mediana dev'essere armonica rispetto agli allunghi.

📌 La  zona superiore è quella che rispecchia il pensiero, gli ideali e l'astrazione. Quindi anche l'ambizione, il futuro e la ricerca di spiritualità.

📌 La zona inferiore invece è più legata alla concretezza e l'istinto, ma anche il radicamento, la base sicura da cui partire.

La mia critica all'insegnamento dello script sta nel fatto che i bambini fanno fatica a percepire le tre zone grafiche, perché vedono le scritte sui libri perfettine ed ordinate e si genera nella loro mente l'idea che una scrittura, per andare bene, debba essere compatta, poco spaziata e priva di allunghi come quella di un libro stampato.
Il bambino che impara lo script, magari senza un bel rigo di seconda come punto di riferimento, capita che immagazzini le lettere come se fossero tutte della stessa altezza, perché la percezione globale che restituisce lo scritto di una pagina di libro è quella. Un bambino che non viene guidato nell'osservazione e nell'esecuzione delle lettere, farà sempre fatica a riprodurre il corsivo (e anche lo script) coi suoi effettivi allunghi.

Faccio parte di una delle tante generazioni che negli ultimi 30 anni hanno imparato a scrivere lo stampatello minuscolo (o script) e questa piccola digressione è per spiegarti che non l'ho mai digerito.
Da piccola ero infastidita dall'articolo "il" a inizio frase: il mio pensiero è sempre stato: "sono due lettere uguali, come faccio a capire qual è la i e qual è la elle". Chiaramente, l'ingenuità di una bambina che guarda le cose con mentalità aperta e priva di condizionamenti fa sorridere, però quel pensiero mi è rimasto e sono ancora del parere che l'articolo "Il" a inizio frase, soprattutto se manoscritto, sia composto da due grafemi identici.

Cosa ne pensi delle tue zone grafiche? Hai mai fatto caso a come si distribuisce la tua scrittura sul rigo? La trovi una scrittura che "respira" oppure è molto compatta? Le tue lettere con allunghi si estendono di più verso l'alto o verso il basso? La zona mediana trovi che sia ingombrante oppure occupa poco spazio?

Stay tuned ✌

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

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26 settembre 2021

Basta un poco di zucchero...



Mary Poppins, fonte inesauribile d'ispirazione positiva. Una creatura magica e irraggiungibile. E' un personaggio che ho amato molto nella mia infanzia: dolce, creativa, resiliente e maledettamente brava a mettere ordine dove c'è casino. Mi servirebbe una Mary Poppins in questo periodo, risolverebbe tante cose.

Oggi esco dal seminato andando completamente a braccio e lasciandomi trasportare dal piccolo marasma che ha sommerso la mia quotidianità: sfioro la grafologia parlando del temperamento* che mi contraddistingue, l'Attesa

Le ultime settimane sono state per me molto impegnative, emotivamente parlando e al momento sono un po' fuori dal mondo... più del solito.
Mi ritrovo a fine settembre a dover ancora scrivere l'ultimo post del mese: questo post non era in preventivo, ma l'altro, che doveva uscire oggi, non sono in grado di affrontarlo ora. 
Devo ancora programmare quelli del prossimo mese e mi sembra di essere già a corto di argomenti, ma so che non è così perché mano a mano che questo post prende forma sto dimostrando a me stessa che ce la posso fare e che la mia creatività può generare nuovi spunti anche dalle cose più impensate.
Sono la Grafologa Imperfetta e nella mia imperfezione rientra anche mollare la presa rispetto ad un tragitto e seminare in un altro prato nuove idee. 

Quando sono molto tesa, molto triste o molto assente, mi fermo. Sono emotiva e volubile, ma anche riflessiva e quindi quello che vivo, devo capirlo, altrimenti mi sento persa. Il problema è che non ci si può fermare ogni volta che succede qualcosa, però questo è il significato di massima di chi ha una forte prevalenza di Attesa, tra i quattro temperamenti presenti in ognuno di noi.

Nell'ultimo mese ho vissuto un carosello di emozioni impegnative e quando ce ne sono troppe, tutte insieme, tendo a bloccarmi e a vivere sensazioni autodistruttive tipo "non sono capace di fare niente" oppure momenti di sconforto che mi sommergono al punto tale da farmi soffocare perché avrei un milione di cose da fare, ma non so da dove cominciare e quindi non faccio niente.
Quando sono mentalmente scarica, va così e il mio corpo accompagna dandomi una sensazione di spossatezza costante, nonostante cerchi di riposarmi il più possibile, ma la testa è un rimuginare continuo di pensieri, non sempre allegri. Devo accettare che qualcosa, al di sopra della mia comprensione, ha scelto di farmi fermare. Non c'è niente di sbagliato, se si sa come affrontare questi momenti.

Personalmente, per ripartire trovo terapeutico fare qualcosa che mi aiuti simbolicamente a rimettere ordine nella testa, quindi parto dell'ordine in casa o da pulizie fuori dalla normale routine. Oggi ho trovato molto rilassante fare chiarezza nei miei armadi: ho eliminato cose che non uso da anni, ho messo da parte gli indumenti estivi e tirato fuori quelli invernali. 
Ho tantissimi capi di vestiario e mi domando cosa mi costringa a tenere tutto, visto che alcune cose non le indosso praticamente mai.
Negli ultimi anni ho fatto un paio di traslochi che mi hanno costretta a prendere in mano tutti i miei averi e fare una cernita tra cose da tenere e cose da buttare.
Quelle da buttare sono ancora tante e mi sono imposta di non comprare più niente a meno che non sia indispensabile. Quando invece sento la spinta di comprare qualcosa di non indispensabile, mi chiedo se mi serve davvero. Un'altra regola che mi sono inventata è quella di eliminare almeno un paio di cose vecchie quando entra in casa un indumento nuovo. Piano piano dovrei arrivare ad una quadra della situazione. 

Oggi non volevo neanche scrivere il post, ma mi sono promessa di essere costante, anche scrivendo poco. Ed eccomi qui ad aver investito un paio d'ore in un post che pensavo sarebbe stato un elenco di scuse per non aver rispettato la "tabella di marcia" e invece ho fatto un post di cui sono molto fiera.

Un nodo alla volta, si ritrova il baricentro e con calma si riparte.

E tu cosa fai quando ti senti stressat* o triste o preoccupat*? Qual è l'attività che più ti aiuta a rimetterti in marcia quando ti senti bloccat*? Quando sei malinconic* accetti la situazione cercando di capire il perché o ti ribelli e fai qualcosa che ti distragga dalla sofferenza?

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

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*I temperamenti sono 4: ASSALTO, ATTESA, RESISTENZA e CESSIONE

19 settembre 2021

Corsivo per crescere



Riprendo il discorso lasciato in sospeso in questo post "Corsivo, non abbandonarci" e di cui continuerò a parlare in maniera più o meno specifica da qui all'eternità. Senza il corsivo non potrei studiare una delle sfumature d'espressione più affascinanti e complicate dell'essere umano. L'ultima volta stavo parlando degli adolescenti e di quanto si scomponga la loro grafia durante quel periodo così particolare e delicato. E' tutto più che normale, anche se guardare un quaderno di seconda media e uno di seconda superiore può suscitare delle perplessità. In realtà la scrittura si destruttura per ricostruirsi secondo la visione del mondo che ognuno di noi ha, attraverso la scoperta della nostra individualità. E' una cosa che facciamo per tutta la vita, solo che nei ragazzini è molto evidente rispetto agli adulti.

👶 Durante l'infanzia passiamo tutti il periodo della "conformità": guai essere diversi dagli altri, è quasi motivo di vergogna, poi, tutto cambia in fretta e diventiamo giovani uomini e giovani donne che sentono la necessità di avere un gruppo di riferimento, ma allo stesso tempo degli interessi che siano soltanto nostri o da mettere in comune con pochi eletti. La fase calligrafica di cui parlo è un periodo che va dalla terza classe della scuola primaria, fino agli 11/12 anni circa.. è giusto che vengano introiettate le regole della scrittura perché... "fatta la legge, trovato l'inganno". 

👽 L'inganno emerge durante l'adolescenza dove si entra e si esce in continuazione dal guscio delle regole a seconda di quanto ci sentiamo sicuri di infrangerle e ciò viene fatto col fine di trovare/capire chi siamo. 

Una volta interiorizzato il modello calligrafico, scrivere a mano aiuta il pensiero e il ragionamento, oltre che la memoria. È espressione incondizionata di noi, di come siamo e come ci rapportiamo con gli altri. Scrivere è difficile: richiede PAZIENZA, elaborazione, scelta dei termini, ordine mentale per impostare un discorso... Sono una sostenitrice del corsivo, penso sia ovvio, anche se faccio largo uso della tecnologia, ma la tecnologia ci dovrebbe facilitare senza sostituirsi a noi. L'uso della scrittura manuale, secondo me, sarà sempre necessario e imprescindibile. 

👀 Ora vorrei aprire una piccola parentesi sullo script che viene spesso insegnato nelle scuole come secondo carattere come una sorta di transizione tra lo stampato maiuscolo e il corsivo. Lo script, per chi non lo sapesse, è la scrittura minuscola che tutti usiamo per scrivere messaggi coi telefoni cellulari o i post su qualsiasi tipo di social network. 

Lo script va “riconosciuto”, “letto”, non riprodotto, anche se conferisce l’idea che faccia “risparmiare tempo” perché sembra più facile da apprendere, ma è e rimarrà sempre una scrittura TIPOGRAFICA, ovvero adatta alle macchine. "Stampa a caratteri mobili" ti dice niente? (A Johannes Gutenberg piace questo elemento 👍💙)

Molto spesso, nello script manoscritto, le tre zone grafiche della scrittura non vengono rispettate e quindi gli allunghi si rattrappiscono miseramente nella zona media, rendendo la scrittura un codice non facilmente decifrabile a causa della mancanza di respiro tra una lettera e l'altra.

Un altro difetto dello script manoscritto è che costringe a staccare la penna spesso e ogni volta che si stacca la penna, c’è una sospensione ed un riaggiustamento del tiro per proseguire. È un po’ come fermarsi ad ogni passo, prima di procedere con il successivo. Più stacchi ci sono, più una scrittura è lenta: è una legge della perizia grafico-giudiziaria, non me la sono inventata. 

Il problema non è all’inizio dell'apprendimento di questo font perché vengono redatte delle semplici “astine”, “palline” e degli "archetti" da accostare. Il problema viene fuori successivamente, quando si acquisisce praticità con i grafemi perché il modello calligrafico dello script non è funzionale ad una mano che inizia a “correre” sul rigo. Quando il gesto si automatizza, viene spontaneo, solitamente iniziare a collegare le lettere: è in questo frangente che lo script diventa un intralcio poiché non risponde ai requisiti di rapidità d'esecuzione. Molto spesso i bambini che si approcciano allo script sono in difficoltà perché percepiscono la lettera in maniera unitaria, non come qualcosa da comporre.

L’apprendimento del corsivo dovrebbe durare per tutto il quinquennio della scuola primaria perché ci sono tantissimi accorgimenti da insegnare e la fluidità del gesto arriva con il tempo e la pratica. Le personalizzazioni non dovrebbero mai essere concesse perché sono sintomo di un cattivo apprendimento del modello calligrafico oppure dei collegamenti tra le lettere, che dovrebbero essere insegnati tanto quanto le lettere.

Il cervello ragiona per collegamenti, che sono espressi molto bene dallo stile corsivo: è vero, ci vuole più tempo per apprenderlo, ma una volta compresi i meccanismi di base, in genere è più funzionale perché gli stacchi tra una lettera e l’altra sono ridotti al minimo, la velocità può aumentare e la leggibilità rimane buona. 

Nel prossimo post parlerò delle tre zone grafiche e spiegherò altri motivi strettamente grafologici, secondo i quali insegnare una scrittura prettamente Staccata, sia controproducente.

Ora mi farebbe piacere se mi raccontassi la tua esperienza: da bambino hai imparato lo script oltre al corsivo? Quale pensi che sia il più difficile tra i due? Con quale carattere scrivi ora? Perché hai scelto proprio quello? Cosa ne pensi dell'insegnamento dello script? Pensi che sia insegnato a sufficienza il corsivo nelle scuole?

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

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12 settembre 2021

Cosa osserva un grafologo PARTE 3


Oggi ho 5 categorie da descrivere e cercherò di essere breve e concisa, anche se mi prudono le mani perché vorrei scrivere molto di più.

Accuratezza grafica

L'accuratezza grafica è quella parte di osservazione che si occupa di definire quanto sia rifinita ed esteticamente "bella" una scrittura. Non parlo di svolazzi o arricchimenti tipo i Ricci (vedi sotto) o le lettere capitali dei codici miniati, ma di cura nella definizione dell'intero scritto: dalle singole lettere, al mantenimento del rigo e l'impostazione spaziale che la grafia ha sul foglio. E' una categoria ampia che prende in considerazione più cose, infatti sono segni che vanno guardati sia nel dettaglio delle lettere, ma anche nella globalità del saggio grafico. Definire l'accuratezza è complesso, se si ha in mano un solo scritto. Di norma, sarebbe utile avere una vasta gamma di scritti per comprendere a pieno in quale categoria di accuratezza grafica inserire la persona.

Nella concezione comune viene considerata "accurata" la famigerata* "bella calligrafia". L'accuratezza sta sicuramente in quell'ambito delle tecniche** grafico/artistiche che vengono comunemente eseguite nel lettering (un paio di semplicissimi esempi, se non sapessi cos'è: esempio 1, esempio 2). 

Una scrittura non accurata, ossia Gettata Via, è una scrittura "buttata lì": è uno stile che si usa per prendere appunti in velocità. Le Gettata Via vengono definite come "brutte scritture" perché non sono facilmente leggibili. I medici, spesso hanno questo segno, ma non tutti: lo dico perché è concezione comune dire a qualcuno questa frase stereotipica quando vedono che ha una scrittura particolare o poco leggibile. Una volta mi è stato detto: "hai la scrittura da medico", pensavano di dirmi una cosa che mi desse un dispiacere, invece io ho sorriso e ho ringraziato perché per me era un gran bel complimento. 

Pressione

E' la profondità della scrittura, ossia quanto si schiaccia la penna sul foglio. Si osserva quanto è grosso il tratto in ascesa e in discesa, se rimane della stessa larghezza per tutto il tempo oppure se si allarga o si restringe. Solitamente si tende a non scrivere su una superficie rigida, ma con almeno un paio di fogli sotto perché le persone sentono la necessità di lasciare un segno nella realtà, poi, a seconda di come siamo, ognuno di noi avrà un'esigenza diversa rispetto alla quantità di traccia da lasciare. E' la manifestazione della nostra energia vitale.

Ritmo

E' una delle categorie più complesse da rilevale: è la categoria più imperfetta di tutte. Il ritmo ha a che fare con la velocità di stesura di una grafia. Dovrebbe essere il "ritmo medio" di una persona, ma la trovo una categoria difficile da definire perché la singola persona ha ritmi diversi alla mattina o al pomeriggio, se è di fretta oppure se è calma. E' fisiologico e normale che sia così.

Personalmente la trovo una categoria complessa perché il ritmo è soggettivo da situazione a situazione e soprattutto, se non si vede la persona scrivere, in certi casi, la percezione del solo scritto può essere fuorviante. Fortunatamente i segni del ritmo grafico non sono determinanti ai fini di un'analisi, soprattutto perché tutti gli altri segni forniscono indicazioni sul ritmo che potrebbe avere la scrittura. A volte è più utile vedere quanto una persona è in grado di accelerare il ritmo di produzione grafica, mantenendo una discreta leggibilità che non la rilevazione statica di un saggio grafico. 

Leggibilità

E' la assimilabile alla "calligraficità": più una lettera è simile al modello calligrafico, più è leggibile e quindi Chiara. Meno una lettera è simile al modello calligrafico, meno è leggibile, quindi è Oscura. Questa è la regola della grafologia morettiana. I francesi hanno una definizione più elastica e intuibile di questa categoria perché guardano la parola nella sua interezza: se essa è leggibile agilmente, allora la grafia ha chiarezza, mentre se non si legge, non ha chiarezza. 

Tanto per capire meglio la differenza tra categorie: di solito 

una scrittura Accurata compita (categoria accuratezza grafica) è anche Chiara (categoria leggibilità),

mentre

una scrittura Oscura (categoria leggibilità), può essere Gettata Via (categoria accuratezza grafica), oppure un'altra scrittura può essere sia Oscura (categoria leggibilità) che Lenta (categoria del ritmo) e un'altra ancora può essere Oscura (categoria leggibilità) e Veloce (categoria del ritmo)

Provo a spiegarmi meglio: è facile che una scrittura rapida perda struttura e risulti poco leggibile (tendenzialmente Oscura), ma è altrettanto possibile avere una scrittura Lenta, Accurata e tendenzialmente Oscura perché si sceglie un modello calligrafico leggibile solo per se stessi, quando va bene... 

Quando va male, il modello calligrafico è pressoché inventato e la scrittura risulta non comprensibile per chi la legge e nemmeno per chi la produce, ma questo sfonda un altro ambito, ovvero la nicchia delle "brutte scritture" vere, quelle da "rieducare".

Ricci

Sono gesti accessori, tratti aggiuntivi ad inizio e/o fine parola. Sono tanti e hanno varie forme. Solitamente sono spie che indicano il temperamento grafico di fondo perché la persona, voglia o non voglia, s'impone un certo tipo di modo di fare che però, in qualche modo, gli sta stretto. E' energia che esce e viene canalizzata in questi svolazzi che arricchiscono il gesto grafico.

Nelle scritture molto accurate e impostate di una volta, si trovavano ricci a bizzeffe, proprio perché nei tempi passati l'attenzione alle formalità era molto importante, mentre oggi che siamo forse un po' più liberi di esprimerci e di fare quello che ci piace senza pensarci troppo, i ricci sono di meno, ma è stata persa la forma delle lettere che spesso vengono personalizzate in maniere talvolta indecifrabili. Questa riflessione tra spontaneità contemporanea e accuratezza del passato è un mio pensiero che sto cercando di approfondire e convalidare con l'esperienza.

Adesso puoi iniziare a capirmi quando dico che potrei trascorrere ORE ad osservare una scrittura senza leggerne davvero il contenuto. 

Mi è stato fatto notare che nei post riguardanti questa rubrica manca una cosa importantissima, ovvero delle immagini esemplificative delle categorie. Pensavo di cavarmela con 3 post, invece è proprio una rubrica che ha bisogno di molte attenzioni e maggiori dettagli, quindi andrò avanti riprendendo singolarmente tutte le categorie e indicando in ogni categoria l'immagine dell'oggetto d'osservazione.

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

Un grafosaluto da

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*dico FAMIGERATA perché, in grafologia, l'accuratezza grafica estrema non viene vista come un segno del tutto positivo. Indica un malessere, del quale solitamente lo scrivente non percepisce la gravità.

**parlo di tecniche perché non c'è niente di spontaneo nel lettering, mentre nella grafia dovrebbe esserci dello spontaneismo, nonostante anche la manoscrittura sia una tecnica: la differenza sta nel fatto che nella vita grafica di un individuo, ad un certo punto si abbandona il tecnicismo perché si automatizza e personalizza il gesto, mentre nel lettering è una cosa che non accade mai perché si fa uno studio molto accurato del font che si usa.

05 settembre 2021

Corsivo, non abbandonarci



L’argomento di cui parlo in questo articolo è il mio argomento "principe", il mio amore, la mia materia: ha tante sfumature che mi rendono difficile capire quando dire "basta" e passare alla prossima sfaccettatura. 

Il post è nato perché ho letto un articolo (ecco il link) che parlava dell'abolizione del corsivo e quando diffondono informazioni distruttive come questa, mi sale un certo reflusso gastrico dalla bocca dello stomaco.

Insegnarlo è un’attività indubbiamente difficile perché richiede molte abilità da parte delle maestre e un certo bagaglio di prerequisiti da parte dei bambini, ma, per qualche motivo, sia le abilità che i prerequisiti sono stati persi per strada a scapito di altre priorità.

I bambini non usano più il loro corpo come dovrebbero, mentre chi insegna, spesso fa salti pedagogici dovuti ai vastissimi programmi da svolgere, perdendo di vista le vere abilità da acquisire durante l’infanzia, tra cui la pazienza e la cura di una bella calligrafia. Non sto colpevolizzando nessuno, ma sto raccontando una delle tante sfaccettature della realtà. Sembra quasi che più la tecnologia evolve, più noi diventiamo incapaci a fare… cose.

Sono cosciente che purtroppo i bambini di oggi arrivino impreparati alla scuola primaria, per vari motivi, talvolta dipendenti dalle istituzioni scolastiche, talvolta dipendenti dalla genitorialità, talvolta entrambe, ma, riferendomi all'articolo sopracitato, non si può rimuovere un insegnamento perché è “difficile” da trasferire. Abolire il corsivo perché è “troppo difficile da insegnare” suona come un gatto attaccato alla lavagna. È come dire “aboliamo le divisioni perché sono difficili da insegnare, tanto c’è la calcolatrice”… è un discorso che non sta in piedi, né dal punto di vista logico e men che meno dal punto di vista didattico-pedagogico. 

I bambini continuano ad imparare a fare le divisioni e le moltiplicazioni, perché devono smettere di scrivere in corsivo?

Ho visto con i miei occhi che molti bambini della scuola primaria odierna, imparano a scrivere "copiando" le lettere seguendo il loro estro. 

Torniamo alla matematica: per imparare a contare bisogna imparare un metodo con delle regole ben precise, altrimenti i calcoli vengono sbagliati. So di essere ridondante, ma vale lo stesso per la scrittura perché poi non ci si può lamentare di quanto le scritture siano poco leggibili e disordinate. 

Ci sono poche regole secondo le quali devono essere redatte le lettere e vanno applicate con rigore. Nella scuola primaria la scrittura deve essere calligrafica, ossia aderente al modello e il modello va insegnato con precisione e cura. Imparare a scrivere fa parte del corollario di regole che un bambino deve apprendere nel suo primo decennio di vita.

La vera personalizzazione della scrittura arriva quando c’è un modello calligrafico consolidato e con molto esercizio. Durante l’adolescenza avviene la frantumazione delle regole imparate durante l'infanzia, con grande gioia da parte dei genitori e inizia la fase di sperimentazione (e questo lo si evince molto bene nelle grafie degli adolescenti). Fa parte del processo di crescita prendere le regole e “distruggerle”, per ricostruire la realtà con occhio personale. Le regole restano in un cartone ad ammuffire, fintanto che l’adolescente capisce cosa fare del suo marasma interiore, poi, ad un certo punto, tornano

Oggi mi fermo.. ma il discorso continuerà.

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#spontaneismo #script #corsivo #scrivereamano #fasecalligrafica

29 agosto 2021

Cosa osserva un grafologo PARTE 2


Sono tornata alla carica e voglio riprendere a scrivere post, perché nel mese di agosto ho messo da parte il blog per concentrarmi su altro, ma ho quasi finito il materiale a disposizione, quindi è ora di darci dentro.

Aste

Come dicevo nella prima parte, le aste sono strettamente correlate con l'inclinazione assiale, ma possono rinforzarne il significato oppure fungere da compensativo. Hanno una sfumatura più intima del significato di "disposizione verso l'altro". Sono legate ad una dimensione più intima dell'affettività. 

Si osserva la concavità dell'asta in sé, ma anche la lunghezza della stessa: un'asta concava a sinistra, ma corta e con pressione leggera ha una sfumatura semantica più tenue rispetto ad un'asta concava a sinistra, lunga e magari marcata. Va tutto considerato in base al contesto che si sta studiando: è un concetto che va tenuto presente, sempre.

La parte di lettera che si osserva è quella discendente. Le concavità delle lettere che si "allungano" ovvero "d", "t", "p" sono quelle che, personalmente, osservo per prime, poi mi soffermo sulle "l", le "g" e le "h" che in corsivo possono essere ambigue, in quanto morfologicamente hanno un'asola allungata che può trarre in inganno. 
Questo è un argomento abbastanza controverso anche tra grafologi.

Come dicevo nel primo post (Un inizio imperfetto) che ho scritto: si cerca di essere oggettivi, ma è inevitabile che la parte percettiva abbia sfumature diverse da grafologo a grafologo. Ognuno di noi ha la sua sensibilità e il suo modo di vedere il mondo e restituisce alla persona la sua versione, che può essere diversa da quella di un altro grafologo, che magari da peso ad altre parti della grafia o la racconta in maniera differente, secondo il suo stile. 
Attenzione, sto parlando di sfumature e modi di interpretare e associare i segni, ma ne parlerò nello specifico in un post a parte, perché mi rendo conto che può essere un discorso che confonde.

Calibro

Si riferisce alla dimensione delle lettere della fascia mediana. Si misurano in senso verticale tutte le lettere prive di allunghi e poi si fa una media delle varie misurazioni: il risultato della media matematica restituisce il calibro che si attribuirà poi alla scrittura.

Ho sempre visto la categoria del calibro come un canale dove vengono direzionate le energie della persona. Chi ha tanta energia, avrà bisogno di un condotto grande, di spazio per espandersi, chi ha un'energia più delicata e introspettiva, avrà bisogno di un condotto più piccolo.

Larghezze

Largo di Lettere considera l'apertura degli ovali: si può riassumere questo segno come l'occhio che osserva la realtà.

Largo tra Lettere computa quanto spazio c'è tra una lettera e l'altra: è quanto la persona riesca a fidarsi e "affidarsi".

Largo tra Parole valuta quanto spazio c'è tra una parola e l'altra ed è quanto tempo diamo a noi stessi per elaborare le esperienze vissute. E' il tempo della riflessione e talvolta, quando lo spazio è tanto, della rimuginazione.

Sono tre segni importantissimi che vengono sempre considerati in sinergia per valutare l'equilibrio effettivo delle scritture: è uno studio del segno che caratterizza il metodo morettiano ed è un grandissimo contributo al mondo della grafologia. 

Qui mi fermo perché, più avanti dedicherò un post specifico ad ognuno di questi segni, data l'importanza fondamentale della loro rilevazione per definire il quadro di una grafia.

Continuità grafica

Si osserva se le lettere sono collegate tra loro oppure se vengono staccate. Idealmente il corsivo è una scrittura attaccata perché la penna viene staccata solo per fare i puntini sulle "i", i trattini delle "t" e gli ovali, poi, per il resto, generalmente le lettere si susseguono senza necessità di stacchi.

Lo script, ovvero il font che stai leggendo al momento, è la scrittura staccata per antonomasia visto che si rifà alla stampa a caratteri mobili del mitico Gutemberg: le lettere all'interno delle parole sono unità a se stanti, prive di collegamento, in base alla logica della stampa antica. Anche lo stampato maiuscolo è una scrittura staccata: era la scrittura degli scalpellini dell'antica Roma che incidevano parole con martello e scalpello.

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22 agosto 2021

Working in progress



Continuano le vacanze in questa torrida estate, anche se piano piano le giornate si stanno accorciando e le temperature cominciano ad essere più accettabili. 
Devo essere onesta, l'estate non è la mia stagione preferita, quindi faccio il tifo per l'arrivo dell'equinozio d'autunno.

Prossimamente arriveranno gli altri due post della rubrica "cosa osserva il grafologo" e ho in stesura un altro post che penso diventerà un'altra mini rubrica che riguarderà "cosa restituisce il grafologo", giusto per entrare nella concretezza della relazione con la persona che chiede, nel mio caso, un profilo d'identità grafica o un percorso di educazione alla scrittura. 
E' un tema molto controverso, perché la grafologia è uno strumento che non viene ben visto dalla categoria degli psicologi e lo dico con tutta onestà di pensiero perché è la realtà. C'è un timore diffuso di "furto di professione", ma io credo che sia frutto di ignoranza e incomprensioni tra categorie di professionisti: sia da parte di grafologi da strapazzo che pensano di essere onniscienti, sia da parte degli psicologi che danno poco credito allo strumento grafologico e a chi sa fare grafologia nel rispetto dei limiti. 

Ho aperto questo blog per parlare di grafologia e non voglio nascondere il fatto che "fare grafologia" sia complicato per tante ragioni, ma raccontare cosa significa per me esercitare questa professione, trovo che renda la materia più concreta e reale. Secondo il mio modesto parere è tutta una questione di deontologia professionale, di etica e conoscenza dei propri limiti professionali.

I rami della grafologia comprendono alcuni ambiti che meritano un capitolo a parte, anche se, nella sostanza, il lavoro che si svolge è sempre lo stesso, salvo per le perizie grafico-giudiziare e l'educazione alla scrittura, che prevedono una preparazione estremamente specifica.

L'idea di base è spiegare in un paio di post quello che personalmente svolgo e in un terzo post introdurre gli altri ambiti di cui invece non mi occupo, ma posso descrivere a grandi linee.

Intanto ti auguro buone vacanze!

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15 agosto 2021

Buone vacanze

 


Oggi un post molto brevissimo e vuoto di contenuti grafologici, solo per dirti che sono giunta alla metà di agosto, pubblicando molti post rispetto a quanto avessi ipotizzato e tanti altri a venire, ma, in questa calda estate mi prendo una giusta e meritata pausa per poi riprendere il 30 agosto con la seconda parte della rubrica "Cosa osserva il grafologo". 

Sono molto contenta di come si sta sviluppando il blog e confido di continuare questo progetto con l'entusiasmo iniziale, perché le idee sono tante esattamente quante le cose da raccontare.

Che sia mare, collina, montagna o semplicemente casa, ti auguro buone vacanze!

" [...] 

Metti un po' di musica leggera
Perché ho voglia di niente
Anzi leggerissima
Parole senza mistero
Allegre, ma non troppo
Metti un po' di musica leggera
Nel silenzio assordante
Per non cadere dentro al buco nero
Che sta ad un passo da noi, da noi
Più o meno 

[...] "

"Musica leggerissima"
Colapesce, Dimartino


Buone vacanze

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08 agosto 2021

Le parole strane della grafologia: sindrome grafica



In grafologia ci sono dei termini che si usano correntemente per riassumere concetti più complessi. E' il linguaggio tecnico del grafologo, ma il linguaggio di ogni professione ha un vocabolario a sé. 

La cosa che mi fa sorridere è quando dico candidamente alle persone certe parole e mi aspetto che capiscano a cosa mi riferisco, ma in realtà la situazione rimane in impasse finché non mi spiego. 
Ho ritenuto opportuno stendere un post su questo argomento perché effettivamente i termini particolari sono tanti ed è giusto spiegarsi e spiegarli, visto che a scuola mi hanno fatto una testa come una mongolfiera e si sono tanto raccomandati di usare il linguaggio appropriato.

Una delle parole che ha stranito di più le persone è stata "sindrome", ma ha nulla a che vedere con una malattia.

Ci sono dei segni grafologici semplici che descrivono una piccola cosa e va osservata solo quella caratteristica per effettuarne la rilevazione, mentre ci sono segni grafologici complessi che comprendono diverse caratteristiche. I segni complessi vengono anche definiti "sindrome grafica", intesa come "insieme di caratteristiche" e non ha niente a che fare con il significato vero e proprio di "sindrome" che è un "insieme di sintomi".

Ad esempio Angoli C è una sindrome grafica (o segno complesso) e prevede che una scrittura, affinché le venga attribuito questo specifico segno in medio o alto grado, debba avere una buona parte delle caratteristiche che vado ad elencare:

- angoli smussati
- risvolti curvilinei
- qualche angolo appuntito qui e là
- intrecci artistici
- fluidità

Ora che il significato è svelato, vorrei soffermarmi superficialmente sull'argomento del linguaggio.

Ai grafologi non è consentito usare il linguaggio clinico degli psicologi, degli psichiatri o dei medici, per ovvie ragioni (es: il grafologo non fa psicoterapia, a meno che non abbia anche il titolo universitario e l'iscrizione all'albo per esercitare la psicoterapia). 
Nel mondo della grafologia c'è questo spauracchio delle parole che non si possono nominare, ma trovo che sia una cosa profondamente sensata, perché ogni professione è giusto che abbia i suoi termini, le sue competenze e i suoi confini. L'unico problema è che la grafologia dovrebbe essere un ramo della psicologia, ma è un ambito che è stato tagliato fuori e resta quindi appeso ad un limbo. Ecco perché bisogna stare attenti alle parole che si usano.
Nei libri di grafologia che possiedo è facile trovare paroloni come "depressione", "narcisismo", "schizotimia", "ciclotimia", "egocentrismo"... che noi grafologi non possiamo assolutamente usare nelle restituzioni alle persone che chiedono i profili di identità grafica. 
E' altrettanto vero che Moretti, a mio avviso, era un tantino colorito nelle sue definizioni dei segni, visto che un rigo Discendente non significa assolutamente "depressione", ma può essere semplicemente un momento di tristezza e scoraggiamento oppure di stanchezza che può essere spunto di riflessione per chi riceve il profilo.
Moretti, quando ha iniziato, ovviamente non si poneva il problema di prendere in prestito termini da materie di competenza altrui, ma in qualche modo doveva pur spiegarsi e la psicologia un secolo fa circa, era una materia altrettanto agli albori.

Adesso le cose sono diverse: la psicologia e le neuroscienze hanno fatto passi da gigante (anche dal punto di vista delle associazioni di categoria), mentre la grafologia, ha un pubblico sempre più ridotto e le associazioni di categoria che proteggono la professione del grafologo, si scontrano sempre più duramente per tutelare la nostra area di competenza.
L'importanza della grafologia, per me è ovviamente immensa, non tanto come materia in sé e per sé, ma nell'applicazione pratica del recupero dei problemi di scrittura, spesso impropriamente definiti "disgrafie".

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Le parole strane della grafologia: i gradi

Nel post precedente ho accennato ad una particolarità della grafologia morettiana che merita di essere specificata, perché la menzionerò spe...