Lettori fissi

29 agosto 2021

Cosa osserva un grafologo PARTE 2


Sono tornata alla carica e voglio riprendere a scrivere post, perché nel mese di agosto ho messo da parte il blog per concentrarmi su altro, ma ho quasi finito il materiale a disposizione, quindi è ora di darci dentro.

Aste

Come dicevo nella prima parte, le aste sono strettamente correlate con l'inclinazione assiale, ma possono rinforzarne il significato oppure fungere da compensativo. Hanno una sfumatura più intima del significato di "disposizione verso l'altro". Sono legate ad una dimensione più intima dell'affettività. 

Si osserva la concavità dell'asta in sé, ma anche la lunghezza della stessa: un'asta concava a sinistra, ma corta e con pressione leggera ha una sfumatura semantica più tenue rispetto ad un'asta concava a sinistra, lunga e magari marcata. Va tutto considerato in base al contesto che si sta studiando: è un concetto che va tenuto presente, sempre.

La parte di lettera che si osserva è quella discendente. Le concavità delle lettere che si "allungano" ovvero "d", "t", "p" sono quelle che, personalmente, osservo per prime, poi mi soffermo sulle "l", le "g" e le "h" che in corsivo possono essere ambigue, in quanto morfologicamente hanno un'asola allungata che può trarre in inganno. 
Questo è un argomento abbastanza controverso anche tra grafologi.

Come dicevo nel primo post (Un inizio imperfetto) che ho scritto: si cerca di essere oggettivi, ma è inevitabile che la parte percettiva abbia sfumature diverse da grafologo a grafologo. Ognuno di noi ha la sua sensibilità e il suo modo di vedere il mondo e restituisce alla persona la sua versione, che può essere diversa da quella di un altro grafologo, che magari da peso ad altre parti della grafia o la racconta in maniera differente, secondo il suo stile. 
Attenzione, sto parlando di sfumature e modi di interpretare e associare i segni, ma ne parlerò nello specifico in un post a parte, perché mi rendo conto che può essere un discorso che confonde.

Calibro

Si riferisce alla dimensione delle lettere della fascia mediana. Si misurano in senso verticale tutte le lettere prive di allunghi e poi si fa una media delle varie misurazioni: il risultato della media matematica restituisce il calibro che si attribuirà poi alla scrittura.

Ho sempre visto la categoria del calibro come un canale dove vengono direzionate le energie della persona. Chi ha tanta energia, avrà bisogno di un condotto grande, di spazio per espandersi, chi ha un'energia più delicata e introspettiva, avrà bisogno di un condotto più piccolo.

Larghezze

Largo di Lettere considera l'apertura degli ovali: si può riassumere questo segno come l'occhio che osserva la realtà.

Largo tra Lettere computa quanto spazio c'è tra una lettera e l'altra: è quanto la persona riesca a fidarsi e "affidarsi".

Largo tra Parole valuta quanto spazio c'è tra una parola e l'altra ed è quanto tempo diamo a noi stessi per elaborare le esperienze vissute. E' il tempo della riflessione e talvolta, quando lo spazio è tanto, della rimuginazione.

Sono tre segni importantissimi che vengono sempre considerati in sinergia per valutare l'equilibrio effettivo delle scritture: è uno studio del segno che caratterizza il metodo morettiano ed è un grandissimo contributo al mondo della grafologia. 

Qui mi fermo perché, più avanti dedicherò un post specifico ad ognuno di questi segni, data l'importanza fondamentale della loro rilevazione per definire il quadro di una grafia.

Continuità grafica

Si osserva se le lettere sono collegate tra loro oppure se vengono staccate. Idealmente il corsivo è una scrittura attaccata perché la penna viene staccata solo per fare i puntini sulle "i", i trattini delle "t" e gli ovali, poi, per il resto, generalmente le lettere si susseguono senza necessità di stacchi.

Lo script, ovvero il font che stai leggendo al momento, è la scrittura staccata per antonomasia visto che si rifà alla stampa a caratteri mobili del mitico Gutemberg: le lettere all'interno delle parole sono unità a se stanti, prive di collegamento, in base alla logica della stampa antica. Anche lo stampato maiuscolo è una scrittura staccata: era la scrittura degli scalpellini dell'antica Roma che incidevano parole con martello e scalpello.

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

Un grafosaluto da

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22 agosto 2021

Working in progress



Continuano le vacanze in questa torrida estate, anche se piano piano le giornate si stanno accorciando e le temperature cominciano ad essere più accettabili. 
Devo essere onesta, l'estate non è la mia stagione preferita, quindi faccio il tifo per l'arrivo dell'equinozio d'autunno.

Prossimamente arriveranno gli altri due post della rubrica "cosa osserva il grafologo" e ho in stesura un altro post che penso diventerà un'altra mini rubrica che riguarderà "cosa restituisce il grafologo", giusto per entrare nella concretezza della relazione con la persona che chiede, nel mio caso, un profilo d'identità grafica o un percorso di educazione alla scrittura. 
E' un tema molto controverso, perché la grafologia è uno strumento che non viene ben visto dalla categoria degli psicologi e lo dico con tutta onestà di pensiero perché è la realtà. C'è un timore diffuso di "furto di professione", ma io credo che sia frutto di ignoranza e incomprensioni tra categorie di professionisti: sia da parte di grafologi da strapazzo che pensano di essere onniscienti, sia da parte degli psicologi che danno poco credito allo strumento grafologico e a chi sa fare grafologia nel rispetto dei limiti. 

Ho aperto questo blog per parlare di grafologia e non voglio nascondere il fatto che "fare grafologia" sia complicato per tante ragioni, ma raccontare cosa significa per me esercitare questa professione, trovo che renda la materia più concreta e reale. Secondo il mio modesto parere è tutta una questione di deontologia professionale, di etica e conoscenza dei propri limiti professionali.

I rami della grafologia comprendono alcuni ambiti che meritano un capitolo a parte, anche se, nella sostanza, il lavoro che si svolge è sempre lo stesso, salvo per le perizie grafico-giudiziare e l'educazione alla scrittura, che prevedono una preparazione estremamente specifica.

L'idea di base è spiegare in un paio di post quello che personalmente svolgo e in un terzo post introdurre gli altri ambiti di cui invece non mi occupo, ma posso descrivere a grandi linee.

Intanto ti auguro buone vacanze!

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

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15 agosto 2021

Buone vacanze

 


Oggi un post molto brevissimo e vuoto di contenuti grafologici, solo per dirti che sono giunta alla metà di agosto, pubblicando molti post rispetto a quanto avessi ipotizzato e tanti altri a venire, ma, in questa calda estate mi prendo una giusta e meritata pausa per poi riprendere il 30 agosto con la seconda parte della rubrica "Cosa osserva il grafologo". 

Sono molto contenta di come si sta sviluppando il blog e confido di continuare questo progetto con l'entusiasmo iniziale, perché le idee sono tante esattamente quante le cose da raccontare.

Che sia mare, collina, montagna o semplicemente casa, ti auguro buone vacanze!

" [...] 

Metti un po' di musica leggera
Perché ho voglia di niente
Anzi leggerissima
Parole senza mistero
Allegre, ma non troppo
Metti un po' di musica leggera
Nel silenzio assordante
Per non cadere dentro al buco nero
Che sta ad un passo da noi, da noi
Più o meno 

[...] "

"Musica leggerissima"
Colapesce, Dimartino


Buone vacanze

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

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08 agosto 2021

Le parole strane della grafologia: sindrome grafica



In grafologia ci sono dei termini che si usano correntemente per riassumere concetti più complessi. E' il linguaggio tecnico del grafologo, ma il linguaggio di ogni professione ha un vocabolario a sé. 

La cosa che mi fa sorridere è quando dico candidamente alle persone certe parole e mi aspetto che capiscano a cosa mi riferisco, ma in realtà la situazione rimane in impasse finché non mi spiego. 
Ho ritenuto opportuno stendere un post su questo argomento perché effettivamente i termini particolari sono tanti ed è giusto spiegarsi e spiegarli, visto che a scuola mi hanno fatto una testa come una mongolfiera e si sono tanto raccomandati di usare il linguaggio appropriato.

Una delle parole che ha stranito di più le persone è stata "sindrome", ma ha nulla a che vedere con una malattia.

Ci sono dei segni grafologici semplici che descrivono una piccola cosa e va osservata solo quella caratteristica per effettuarne la rilevazione, mentre ci sono segni grafologici complessi che comprendono diverse caratteristiche. I segni complessi vengono anche definiti "sindrome grafica", intesa come "insieme di caratteristiche" e non ha niente a che fare con il significato vero e proprio di "sindrome" che è un "insieme di sintomi".

Ad esempio Angoli C è una sindrome grafica (o segno complesso) e prevede che una scrittura, affinché le venga attribuito questo specifico segno in medio o alto grado, debba avere una buona parte delle caratteristiche che vado ad elencare:

- angoli smussati
- risvolti curvilinei
- qualche angolo appuntito qui e là
- intrecci artistici
- fluidità

Ora che il significato è svelato, vorrei soffermarmi superficialmente sull'argomento del linguaggio.

Ai grafologi non è consentito usare il linguaggio clinico degli psicologi, degli psichiatri o dei medici, per ovvie ragioni (es: il grafologo non fa psicoterapia, a meno che non abbia anche il titolo universitario e l'iscrizione all'albo per esercitare la psicoterapia). 
Nel mondo della grafologia c'è questo spauracchio delle parole che non si possono nominare, ma trovo che sia una cosa profondamente sensata, perché ogni professione è giusto che abbia i suoi termini, le sue competenze e i suoi confini. L'unico problema è che la grafologia dovrebbe essere un ramo della psicologia, ma è un ambito che è stato tagliato fuori e resta quindi appeso ad un limbo. Ecco perché bisogna stare attenti alle parole che si usano.
Nei libri di grafologia che possiedo è facile trovare paroloni come "depressione", "narcisismo", "schizotimia", "ciclotimia", "egocentrismo"... che noi grafologi non possiamo assolutamente usare nelle restituzioni alle persone che chiedono i profili di identità grafica. 
E' altrettanto vero che Moretti, a mio avviso, era un tantino colorito nelle sue definizioni dei segni, visto che un rigo Discendente non significa assolutamente "depressione", ma può essere semplicemente un momento di tristezza e scoraggiamento oppure di stanchezza che può essere spunto di riflessione per chi riceve il profilo.
Moretti, quando ha iniziato, ovviamente non si poneva il problema di prendere in prestito termini da materie di competenza altrui, ma in qualche modo doveva pur spiegarsi e la psicologia un secolo fa circa, era una materia altrettanto agli albori.

Adesso le cose sono diverse: la psicologia e le neuroscienze hanno fatto passi da gigante (anche dal punto di vista delle associazioni di categoria), mentre la grafologia, ha un pubblico sempre più ridotto e le associazioni di categoria che proteggono la professione del grafologo, si scontrano sempre più duramente per tutelare la nostra area di competenza.
L'importanza della grafologia, per me è ovviamente immensa, non tanto come materia in sé e per sé, ma nell'applicazione pratica del recupero dei problemi di scrittura, spesso impropriamente definiti "disgrafie".

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01 agosto 2021

Cosa osserva un grafologo PARTE 1

Oggi inauguro la rubrica "cosa osserva il grafologo". 

Per quanto sia generale, questo post potrebbe essere un po' troppo lungo, quindi ho ritenuto opportuno dividere il mappazzone in pezzetti più fruibili e perché, sotto sotto, è bello tenerti sulle spine. 😏

In una scrittura ci sono tantissime cose da considerare e quanto sia gonfia l'asta discendente della lettera "g" minuscola in corsivo, è veramente l'ultimo dei miei pensieri.

Alcune persone mi hanno domandato: "se faccio la y così e cosà, cosa vuol dire?", oppure "se ti faccio la mia firma, mi racconti chi sono?". 

La mia risposta è sempre: "può significare tutto e niente, perché è solo un elemento (che sia la firma o che sia una lettera) e va valutato nel suo contesto". Lo stesso vale per la firma: la firma dice molto della persona, ma parlare di una firma senza aver visto la grafia, si rischia di dire delle grandi fesserie perché molto spesso è difforme dal modo in cui le persone scrivono nella quotidianità. I gesti fuggitivi, che in grafologia morettiana chiamiamo "ricci", sono gli ultimi ad essere presi in considerazione perché rientrano nella messa a fuoco finale della grafia. Essi servono per confermare il contesto o per valutare le sfumature in contrapposizione. Nonostante le due dimensioni che occupa sul foglio, la scrittura è più tridimensionale di quanto si creda.

👉 Il primo step che solitamente un grafologo attua nello studio di una grafia è l'osservazione delle caratteristiche generali che si considerano per avere una sintesi della percezione globale.

Innanzitutto si osserva l'impostazione spaziale, ovvero come il nero della scrittura occupa il bianco del foglio: come sono i margini? Com'è lo spazio tra le righe? E' bilanciato o sbilanciato? C'è più bianco o più nero?

Che tipo di energia suggerisce l'aspetto globale? 

Ritmo: è una scrittura statica o scorre? 

Prevale la forma o movimento?

E queste sono solo le prime impressioni.

👉 Il secondo step vaglia le Categorie vere e proprie che contengono i Segni (nel mio caso, del metodo morettiano) per definire la grafia a seconda dei dati rilevati. L'impressione è importante perché dovrebbe essere coerente coi segni trovati successivamente, altrimenti si è stato sbagliato qualcosa da qualche parte. Le categorie sono la parte semplice perché sono dei macro-gruppi dove vengono inseriti i segni che invece analizzano la scrittura nello specifico. I macrogruppi/categorie sono una convenzione istituita in un secondo momento rispetto a quanto raccontato da Moretti, per semplificare il lavoro al grafologo e per evitare di dimenticare qualcosa, visto che i segni sono circa un centinaio.

👉 Il terzo step prevede un ragionamento e la combinazione dei segni sulla base di quanto rilevato, la valutazione del temperamento dominante e la stesura di appunti che poi serviranno per la restituzione alla persona richiedente il profilo.

Basta poco checcevò!? 😂 

L'ultimo step è il momento cruciale in cui si conosce veramente la persona dietro e dentro al foglio di carta, si valuta cosa dire, cosa omettere e cosa dire col guanto di velluto.

Ecco alcune categorie:

Curva/angolosa

E' una delle categorie più importanti perché definisce se una scrittura ha più o meno adattamento nei confronti di ciò che le accade quotidianamente. Sono segni abbastanza complementari tra loro poiché in opposizione: chi ha il segno Curva più spiccato, avrà ovviamente poco Angolo.

Chi ha una scrittura curvilinea è più accomodante, mentre chi l'ha angolosa, lo è meno. Questo non significa che chi ha Curva è buono e chi ha Angoli è cattivo e nemmeno il contrario, perché, come ho già detto, bisogna valutare tutti gli altri segni che rimandano informazioni più specifiche rispetto a questo grande spartiacque. 

Molto spesso ci si trova ad analizzare scritture che sono esattamente nel mezzo tra Curva e Angolo. L'equilibrio tra due poli opposti, solitamente in grafologia, è un bene, anche se rende le cose complicate al grafologo perché non c'è una demarcazione netta della persona, ma una complessità dell'individuo che lo rende capace di affrontare egregiamente più situazioni. In grafologia, diversamente da quanto pensano le persone, se c'è troppa uguaglianza,  staticità e calligrafismo, non è un bene. Il discorso del calligrafismo lo tratterò più avanti quando si parlerà della categoria dell'accuratezza grafica.

Mantenimento del rigo

E' la categoria che prende in considerazione come "marciano" le parole sul rigo di base, che, a livello interpretativo, rappresenta come procediamo nella vita e quanto ne siamo soddisfatti oppure se siamo alla ricerca di qualcosa che migliori la nostra condizione o se siamo stanchi. E' uno di quei segni che possono variare più volte nel corso del tempo, anche da una settimana all'altra.

Inclinazione assiale

Questa categoria molto spesso è rappresentativa della postura fisica della persona infatti indica la predisposizione verso l'altro. Non bisogna confonderla con le Aste letterali, di cui parlerò nel prossimo post, ma sono caratteristiche solitamente coerenti tra loro. E' difficile trovare una persona con un Rovesciata sopra media (segno dell'inclinazione assiale) e le aste concave a destra, ma non è impossibile. Ad esempio: chi è molto impettito, con la schiena ricurva all'indietro e le spalle molto aperte, è difficile che sia una persona accomodante e flessibile, infatti spesso soffrono di mal di schiena causato da una rigidità di fondo che arriva solitamente da esperienze passate.

I segni si compensano o si rinforzano tra loro, è per questo che va guardato sempre il quadro d'insieme dopo la selezione dei segni.

Nella prossima puntata della rubrica "cosa osserva il grafologo" si parlerà di Aste, Calibro e Larghezze.

Stay tuned ✌

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Le parole strane della grafologia: i gradi

Nel post precedente ho accennato ad una particolarità della grafologia morettiana che merita di essere specificata, perché la menzionerò spe...