Lettori fissi

25 luglio 2021

Passione o professione


Da quando ho iniziato a scrivere il blog, prendo appunti sui vari spunti di cui voglio parlare e oggi la mia attenzione è calata su questo argomento che era segnato nel mio taccuino sotto forma di domanda "perché fai Grafologia?". E' una bella domanda che ha tante risposte.

Sono sempre stata una persona molto introversa e l'idea di poter leggere nel pensiero delle persone per capirle, mi ha sempre affascinata, ma la Psicologia non è mai stata una strada percorribile, sebbene la trovi spesso nelle mie letture.

Il gesto grafico, sotto forma di disegno, mi ha sempre aiutata ad esprimermi, da un lato. Dall'altro lato, l'arte mi ha aiutata dal punto di vista contemplativo, visto che mi restituiva meraviglia e fantasie. L'osservazione di un'opera d'arte è stratificata esattamente come lo studio di una grafia: la percezione dei dettagli è sistematica, in base al metodo, ma c'è anche una parte che viene guardata col cuore o di "pancia", in quanto essenza della persona che l'ha prodotta. Ho sempre guardato l'arte come qualcosa di meraviglioso a cui ispirarmi, tant'è che quand'ero piccola mi chiudevo nel mio mondo e disegnavo, molto spesso a matita. Mi ritrovo a fare lo stesso con le grafie: "cosa mi piace, cosa non mi piace e perché?" sono tre domande che guidano sempre il mio pensiero, ma non nel giudicare la persona che ho davanti, bensì nella mia crescita personale. Sì, lo ammetto, è anche un atto di egoismo, perché, diciamocelo, non tutte le grafie sono "belle" allo stesso modo. Il grafologo esperto però sa che quando una grafia colpisce così forte tanto da arrivare a definirla "brutta", evita di fare la restituzione perché sa che non sarebbe oggettivo, oppure lavora su se stesso per capire cosa stride con quanto ha d'innanzi. Non ci si riesce sempre, ma si prova.

La grafologia era la cosa più reale, complicata e creativa che si avvicinava a questo mio desiderio, assieme alla lettura del linguaggio del corpo. Ho iniziato la scuola appena ho finito la laurea e ho gustato ogni secondo del biennio di formazione generale.

Ma torniamo indietro: a 19 anni mi sono iscritta all'Università, cercando la facoltà che mi rendesse la vita meno complicata possibile e si avvicinasse di più alle cose che mi piacevano all'epoca, in base al mio livello di autostima e senso di autoefficacia. Ho scelto un ramo di Lettere e Filosofia che avesse a che fare con la storia dell'arte, materia a me cara durante tutto l'arco delle superiori, e sono partita: ho fatto vari esami, sono andata in Erasmus, poi sono tornata, ho iniziato a lavorare in piscina come istruttrice di nuoto e mi sono arenata.

Per un periodo ho pensato di cambiare facoltà e iscrivermi a Psicologia, ma alla fine non ho avuto la forza di prendere questa decisione e, con grande fatica, ho terminato la mia laurea triennale in Progettazione e Gestione del Turismo Culturale in soli 😅 8 anni. Me ne vergogno molto, ma ormai è passato. E' stato un percorso che ha significato molto e allo stesso tempo molto poco: quando ho finito, non mi è rimasto nulla, neanche la gioia di pensare "ce l'ho fatta, mi sono laureata"... non volevo nemmeno festeggiare perché m'importava solo di aver finito una cosa cominciata. E' stato un percorso che ho mal digerito e di cui non vedevo l'ora di liberarmi perché era una cosa che avevo sulla coscienza. Resistere, ad ogni costo. 

Poi ho iniziato il percorso di grafologia, perché mi piaceva l'idea di poter lavorare in un ramo così affascinante e fare il perito per il tribunale era intrigante, così a distanza di poche settimane dalla discussione della tesi mi sono iscritta alla scuola di grafologia. Non sentivo mai la stanchezza, cosa per me fuori dal mondo, visto che mi stanco e mi annoio con grande facilità. La grafologia ha il potere di affascinarmi e farmi incazzare allo stesso tempo, perché è interessante, magica, ma non si capisce se abbia o meno tutte le risposte.

La grafologia mi ha insegnato che esistono quattro temperamenti contrapposti che emergono dalla scrittura e devono essere in equilibrio tra loro affinché l'essere umano abbia un suo equilibrio interiore ed esteriore: RESISTENZA e CESSIONE, la coppia a me più cara, poi ASSALTO e ATTESA.

Una bella scrittura è ricca di segni e soprattutto bilanciata nei temperamenti. Quando si trovano scritture bilanciate, è un po' come trovare un tesoro.

Ogni temperamento ha qualcosa da insegnarci e non ce n'è uno di più bello rispetto ad un altro. I segni della Cessione sono stati quelli che ho fatto più fatica a studiare e a capire perché per me "cedere" è sempre stato connotato da un'aura di fallimento, invece il vero fallimento, per me e per la mia esperienza, è quello di non riconoscere che avevo sbagliato strada e che mi stavo affossando da sola. Non avevo ancora capito che "cedere", "lasciare perdere" è più importante che insistere. "Lasciare andare" fa parte delle cose che dobbiamo imparare nella vita, per aiutarla a scorrere. Il fiume è sano quando può procedere. L'ho capito quando ho letto il segno Fluida per la prima volta e poi ho visto che faceva parte del temperamento della Cessione. Sono rimasta sconvolta, continuavo a ripetermi che non era possibile che un segno così bello e raro da trovare facesse parte del temperamento che più odiavo. Poi l'ho accettato ed infine, ho capito. 

Con la grafologia e col tempo, ho capito perché avrei dovuto mollare per fare altro, ma non avevo abbastanza strumenti per capirlo e soprattutto non mi volevo abbastanza bene per agire. Fa niente, l'importante è aver capito la lezione.

panta rhei


E quindi, "perché fai grafologia?"
La mia risposta è: "quale motivo avrei per non farla?"

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

Un grafosaluto da

La Grafologa Imperfetta


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18 luglio 2021

Il valore di un'opera d'arte


Tempo fa, mentre facevo colazione, mi sono imbattuta in un video su Youtube di 25 minuti circa e il tema mi ha fortemente coinvolto, tanto da arrivare a scrivere un post. 

Il video in questione (ecco il link al video) era di una youtuber del Regno Unito che metteva a confronto l’analisi d’identità grafica fatta sulla sua grafia da due grafologi differenti: un professionista dal British Institute of Graphology e uno trovato a caso su Fiverr.com. Lo scopo del video era di mettere a confronto i due profili, uno "costoso" (150 pound, circa 164 €), l’altro economico (10 pound, circa 11 €). 

Riassumo il video in breve: stando a quello che dice la ragazza, entrambi i profili sono stati “azzeccati”, solo che quello del professionista è più approfondito (circa 3 fogli A4... e dici niente!) mentre quello fatto dall’utente di Fiverr (qualche riga) è decisamente più breve e generale. Alla fine del video la ragazza afferma di aver trovato costoso il profilo del professionista, nonostante fosse andato molto in profondità nelle sfumature della personalità grafica, mentre consigliava il grafologo economico perché alla fine “c’aveva preso” e per 10 pound ne valeva la pena. Leggendo l’infobox sottostante il video, lei sostiene che dopo la pubblicazione del confronto, molte persone l’hanno contattata per dirle che il grafologo di Fiverr mandava lo stesso profilo anche ad altre persone, quindi era una truffa bella e buona. 

Siamo in un mondo libero e ognuno di noi può pensare e dire quello che vuole. Questi confronti sono ovviamente provocatori, ma in quanto grafologa, mi sento in dovere di dire la mia. 

Il prezzo per la stessa tipologia di analisi in Italia con restituzione scritta, fatta da un grafologo certificato, è sulla stessa tacca della British Institute of Graphology (potete verificare voi stessi sul sito dell’IGM www.istitutomoretti.it) e mi sento di dire che il grafologo professionista ha operato nei termini in cui un grafologo serio dovrebbe agire, chiedendo: gli scritti originali, se possibile di periodi diversi, fatti su foglio bianco non rigato, ecc... 

L'unico appunto che mi sento di fare, perché non rientra nel mio modo di lavorare, è la mancanza di un colloquio orale, sia alla presa in carico dell'analisi, sia alla restituzione. L'ho trovata una modalità fredda e distaccata, un po' in stile "catena di montaggio". Così facendo si perdono molte cose, tra le quali il contatto umano, che dovrebbe essere al centro della professione del grafologo. L'analisi d'identità grafica è unica per ogni persona che si considera, esattamente come quando si commissiona un ritratto.

Non sono qui per giudicare l’analisi del collega, della quale mi fido ciecamente. E non sono qui per criticare la youtuber, che ha semplicemente seguito lo schema che applica con regolarità nel suo palinsesto. La cosa che mi ha fatta infervorare è stata la denigrazione della professione: la ragazza asseriva che la grafologia è una pseudoscienza e quindi, fondamentalmente, non è attendibile. C'è di tutto in giro, ne sono cosciente, ma non trovo corretto fare di tutta l'erba un fascio perché la grafologia non è "scienza". La grafologia è uno strumento e come tale va usato da chi è in grado di adoperarlo: tutti quanti possono usare il trapano, ma a chi uscirà meglio il buco sulla parete? Tutti quanti possono fare un dipinto su tela, ma chi riuscirà a trasferire emozioni all'osservatore?

Sono d'accordo sullo scetticismo e sul mettere in discussione una materia così particolare. Sono la prima a dire che sembra fantascienza, quando sento parlare un grafologo esperto della scrittura di una persona che conosco direttamente. Mi chiedo sempre "come ha fatto? dove l'ha visto?".

E' giusto mettere in discussione uno strumento d'indagine così fuori dagli schemi, anche se non è poi così astruso, visto che c'è un metodo, dietro alla magia. Ammettiamo che la grafologia non sia scienza (di fatto non lo è): una persona chiede un profilo e un grafologo professionista (quindi si suppone con una deontologia professionale, un titolo certificato, dell'esperienza e tutti i corsi di aggiornamento che è tenuto a fare per rimanere iscritto all'albo e mi fermo qui), visiona la scrittura di un individuo, la studia e ne stende un testo nel quale delinea un ritratto personale e unico

In quel testo, ti garantisco che sono stati selezionati degli aspetti, eliminati altri e nella rilettura sono stati cambiati i termini più volte, per assicurarsi di essere chiari, comprensibili e il più delicati possibile nei confronti del lettore del profilo. È un lavoro immenso, soprattutto perché è facile far soffrire le persone se si usano i termini sbagliati oppure si viene fraintesi perché noi intendiamo una cosa mentre il lettore ne capisce un’altra. 

Credo che un profano della materia non sappia che il grafologo, quando inizia ad osservare una scrittura, ha diverse categorie da prendere in considerazione e potrebbe trascorrere ore senza considerare minimamente in messaggio contenuto nelle parole poiché l'attenzione è focalizzata su altri meta-messaggi che lo scrivente sta trasmettendo.

Prossimamente scriverò altri post introducendo una rubrica a parte, in cui spiegherò a grandi linee tutte le cose che si osservano per fare un profilo d’identità grafica.

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

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11 luglio 2021

Oneri e onori



Quando mi portano un bambino con una scrittura "da sistemare", mi vengono sempre in mente due parole inglesi che amo follemente: le trovo molto evocative. 

Le parole sono: 
- "COMMITMENT" (impegno) 
- "CONSISTENCY" (dedizione)

Sono parole che nella mia testa evocano coinvolgimento, sacrificio, lotta, resistenza e anche resilienza. Portano a pensare a qualcosa per cui bisogna tirare fuori il coraggio.  
Sono parole forti e anche un po' fastidiose, ma per un bambino che non è in grado di scrivere in corsivo o fatica a capire come fare, la frustrazione è a livelli altissimi e la motivazione è scarsa. 
Il bambino che non sa scrivere in corsivo, concepisce la scrittura come una guerra, qualcosa più grande di lui perché non ha punti di riferimento da cui partire. Il mio lavoro è dargli dei punti di riferimento, delle strategie per iniziare a capire la macchina meravigliosa che è la scrittura.

Serve coraggio per ripetere tanti piccoli movimenti fatti nello stesso modo, magari continuando a sbagliare perché "la testa ha capito cosa deve fare, ma la mano fa quello che vuole". Ripetere, sbagliare, riscrivere, provare... finché l'immagine che c'è sulla carta diventa la stessa immagine che c'è nel cervello. 
Bisogna avere il coraggio di sbagliare e riprovare finché il risultato è buono, senza accontentarsi di un ovale tumefatto, un'asta storta o un'asola spigolosa.
È un faticoso processo di continuo miglioramento.
Quando c'è sufficiente tenacia, ogni piccolo miglioramento è una grande conquista.
Insegnare a scrivere è un po' come insegnare a vivere. 
È una grande responsabilità, ma anche un grande onore.

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

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04 luglio 2021

Un'impugnatura da brivido



Oggi vorrei parlare di un'impugnatura molto diffusa e sembra quasi che più la gente la veda, più pensi che sia corretto adottarla.

Può essere funzionale se non ci sono superfici d'appoggio che consentano una postura corretta e si deve scrivere qualcosa in piedi, ad esempio. Rimane però scorretta, ma non abbastanza da rendere difficile la vita grafica di una persona. 

Non è funzionale perché non si sfrutta il pollice in maniera completamente distale (non viene utilizzata la punta del pollice, bensì la base): vale a dire che il pollice viene usato per tenere "fermo" lo strumento scrittorio anziché agire il movimento grafico. 

Ciò detto:
- se non ci sono dolori/crampi alla mano, 
- se non ci sono dolori a livello posturale (collo, spalle..),
- se l'impugnatura è funzionale per la persona, per ciò che fa
- non è di ostacolo in qualsivoglia maniera perché il prodotto grafico è fluido e soddisfacente, sia per velocità che per chiarezza delle lettere

siccome è il cervello, più che la mano a scrivere, va bene anche l'impugnatura dell'immagine in bianco e nero. La vera impugnatura corretta però è quella della foto a colori, putroppo molto rara nei contesti che ho avuto l'occasione di frequentare.

Azzarderei a dire che le "s" in stampato maiuscolo o le "f" in corsivo, potrebbero essere delle lettere che fanno parte parte del problema principale che porta questo difetto d'impugnatura: la rigidità
Non è abbastanza flessibile da permettere il movimento corretto e libero, tipico della "s" che comprende sia adduzione che abduzione (avvicinamento e allontanamento). 
Per aggiustare il tiro si può lavorare facendo esercizi con la matita incastrata tra indice e medio, così da raggiungere un tripode più funzionale, che da la sensazione di stabilità e allo stesso tempo permette una sufficiente libertà di movimento per eseguire i movimenti che servono per scrivere.
Esercizi indicati sono le spirali, sia concentriche che eccentriche e il simbolo dell'infinito in verticale.
Una volta acquisita un po' di dimestichezza con quest'impugnatura, si può pensare di fare qualche esercizio con l'impugnatura a tripode corretta (foto a colori). 
Inizialmente si sentirà la matita che scappa, ma, come tutte le cose, è solo una questione di esercizio.

Ti ringrazio per aver letto questi pensieri,

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Le parole strane della grafologia: i gradi

Nel post precedente ho accennato ad una particolarità della grafologia morettiana che merita di essere specificata, perché la menzionerò spe...